giovedì 21 febbraio 2008

Torta al cioccolato a prova di "controllo qualità"


Queste sono le quantità consigliatemi dall'inventore ignoto della torta...

Ingredienti per la crema al cioccolato:
300g di cioccolato fondente extra amaro (Novi al 72% di cacao amaro)
100g di burro (compreso un pezzetto per imburrare la teglia)
12 cucchiai di latte

Ingredienti per la crema:
3 uova intere
5 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di farina

Invece io le adatterei un tantino in base alla disponibilità della mia dispensa e ai miei gusti!

180g di cioccolato fondente extra amaro 70-80%
60g di burro
8 cucchiai di latte
2 uova
3 cucchiai e 1/2 di zucchero
meno di un cucchiaio di farina
2 cucchiai di levito per dolci

§ Versare i cucchiai di latte in un pentolino aggiungendo il burro; mettere il preparato sul fuoco a fiamma bassissima e con spargifiamma; appena inizia a sciogliersi aggiungere il cioccolato fondente extra amaro (72% di cacao); togliere dal fuoco e far intiepidire leggermente.

§ Mettere in un recipiente le uova intere con i cucchiai di zucchero, sbattere il tutto molto bene (a zabaione), aggiungere poi 1 cucchiaio di farina e due di lievito (è una mia aggiunta per rendere un tantino più presentabile la torta). Dopo di che unire le due creme amalgamandole molto bene, versare il composto ottenuto in una teglia imburrata e spolverata con pangrattato. Infornare a forno caldo (180°) per circa 20 minuti.

Spegnere il forno, togliere la torta e lasciare che l’impasto si ritiri, se si vuole, spolverare con zucchero a velo. Si può servire anche con panna montata.

lunedì 18 febbraio 2008

Il pranzo della domenica



Il piatto forte di questa domenica ve lo servo tiepidino, visto l'ora in cui pubblico il post.

Un altro racconto per voi di Fabrizio Pizzuto. Buon appetito!

Gennaio

Dunque sono sei mesi adesso che non faccio l’amore… lo so con certezza, perché lei prese l’aereo il giorno dei fatti di cronaca nera del mio paese, qualche anno dopo ovviamente…. quando la città era in fiamme e un nostro conoscente fu arrestato per aver ucciso due persone e mancate altre due… i responsabili dell’incendio… lui fu denominato Il giustiziere e nessuno lo odiò… almeno così dicono, non ho parlato con tutti… le fiamme arrivarono fin sotto al rifornimento di benzina di mio padre… c’era ancora mio padre… oggi è sei mesi dopo, meglio tre anni e sei mesi dopo… e io non ho mai più toccato una donna dopo la sua partenza… sia chiaro quel giorno ci siamo lasciati, ma io non ho toccato più una donna lo stesso, perché è così…

Insomma sono sei mesi oggi ed è domenica, ed ho invitato una donna a pranzo… credo che tenterò di fare qualcosa, almeno forse, mi sento un po’ ottimista… nel senso che mi sembra che mi va… poi magari non va a lei.. ma sarebbe già qualcosa se mi decidessi a provare… si insomma a provare a essere più verso lì, che verso l’amicizia… corteggiare, si, dicono così…

Sara ha i capelli castano rossicci e due grandi tette… è dolce e ha bei fianchi e un bel sorriso… studia architettura… non sopporta i film horror, ma nessuno è perfetto..

Mentre metto su la padella con un filo d’olio e uno spicchietto d’aglio non so ancora cosa le preparerò… ma mi sento bene, e sto danzando iconoclash di Boosta, ascolto i suoi remix e sentendo i feeling like in a dolce vita simulo di accoppiarmi col frigorifero… quanto sono idiota… ho messo la selezione casuale dei brani ed è ancora più figo… mentre immagino le sue tette danzarmi sul ventre, o piuttosto l’esplosione del suo sorriso sopra il mio, opto per le tagliatelle, mentre l’acqua riscalda, taglio i pachino in quattro parti… passo le cozze già sgusciate al vino bianco… ah, il vino, la scelta più difficile, Segreta Planeta… abbastanza buono, non il miglior Planeta ma buono… ma un vino de li castelli, già aperto, per sfumare e per me… poi aggiungo le cozze al sughetto… che poi è pomodoro e olio con aglio soffritto, niente sughi pronti, tolgo l’aglio solo alla fine e il pomodoro lo schiaccio un po’ per far uscire il sugo, che di olio ne metto poco… un pizzico di basilico… ah, io aprirei con formaggio salato e miele, che dite? Magari pecorino e miele, una cosa così… Si, già la vedo che sorride di piacere… tutto sommato voglio più che sorrida che altro… ok, certo, vorrei pure altro ma mi sento un po’ maschilista a pensare così, deve essere colpa della mia storia con Laura, quella cazzo di militante femminista mi ha alterato la natura, è così bello essere un porco a volte… che c’è di male, mica esagero mai… però in fondo Laura mi piaceva perché era lesbica… ok ok, ma questa è un’altra storia..

Insomma tra qualche ora viene lei e io ho completamente dimenticato i motivi della mia lunga astinenza… già mi vedo, come un coglione a dire cose carine… forse è meglio bere, e far bere, stimola la sincerità, dicono così, disinibisce… ma poi cos’è la sincerità, quali sono le cose sincere? che poi magari è vero che mi piace, ma è così sciocco dirlo da sobri…

Un aggiuntina di peperoncino piccante può andare… poco, perché so che lo gradisce, ma non so se lo regge, ne ho uno che insaporisce, ma non brucia granchè, me lo hanno portato… ho della grappa per chiudere e dell’ottima uva bianca, ma quella va mangiata assieme alla seconda bottiglia di vino bianco… si, si… che ne dite? e se lei si ferma basterà riempirle il bicchiere ogni tanto… mica per scoparmela per forza, eh… per esserci divertiti… si, diciamo così… adesso sto danzando dancing like a chat… rock n roll robot… Camerini è sempre Camerini…

I dolci non li so fare… li adoro ma non li so fare, non ho mai pensato di potermici applicare perché lo considero un taboo… insomma secondo me qualche mancanza ci va… ne ho più di una ma questa è in particolare, non mi sforzo per guarire… è un taboo, ecco… niente dolci, li dovrà fare lei, o una lei un giorno…

Mamma li sapeva fare, e anche zia, ma non ho mai rubato le ricette… le rubavo le ricette di tutto, ma non dei dolci, quello era un momento suo… aspettavo spanzato davanti alla tv e vedevo il dolce pronto… vedevo i cartoons, la corsa più pazza del mondo con dick dusterdley, o come diavolo si scrive… poi più grande vedevo i film di Landis o la saga di Ritorno al futuro… ma la scena era uguale… nella mia fantasia ho passato tutta l’infanzia aspettando il budino alle fragole di mamma, davanti a Ritorno al futuro, tutto preso dalle vicende di J.Fox…

Sara sarà qui a momenti e io non ho ancora finito… non faccio l’amore dalla data di partenza di Laura, quella cazzo di militante lesbica, che è anche l’anniversario dell’incendio al mio paese, in Sicilia… ma tre anni dopo… vivo a Roma da dieci anni adesso però, ma tre anni fa, quando tutto prese fuoco e i colpevoli furono giustiziati, io ero lì… non faccio l’amore e non so se oggi lo farò, ma forse neanche mi andrà… e in fondo adesso l’unica cosa che ho a cuore, è il perfetto dosaggio degli ingredienti nelle mie tagliatelle… il pachino, le cozze, il vino, scegliere una seconda bottiglia, il basilico fresco, ricordarmi di togliere l’aglio, un peperoncino che picca ma poco, non per me ma per lei… un qualcosa, una cosa qualsiasi che faccio per lei, che nemmeno conosco, e che forse manco voglio, ma è così… la verità è una cosa così… il resto sono menate da scrittori di serie B.

Voglia di Francia



Sabato mattina, finalmente, dopo la voglia che mi aveva scatenato la lettura di un post del Cavoletto, ero davanti ad una costosissimo banco della frutta a Campo dei fiori per soddisfarre il mio desiderio di Francia. Alla modica cifra di 18 euro al kilo ho acquistato due costoline di Rabarbaro. Prima del mio soggiorno in Francia non avevo un'idea precisa dell'utilizzo del Rabarbaro. La mia conoscenza si fermava a delle caramelline che trovavo a casa dei miei nonni. Insomma cose di altri tempi!! Poi, in una di quelle mattine di bighellonaggio nella Ville, entro in una boulangerie e assaggio una tarte buonissima; l'amarognolo del rabarbaro insieme al profumo del burro salato è stata una piccola scoperta e quel sapore ho provato a ricrearlo a casa mia.

Questa è la mia versione!

Ingredienti per 5 tortine:

Per la pasta sablé
60g di burro salato
40g di farina
un quarto di cucchiaio di lievito per dolci
2 cucchiai da cucina di zucchero
1 tuorlo d'uovo

Per il ripieno
2 costole di rabarbaro
10 cl di crème fraiche (in alternativa si può usare della ricotta di mucca resa cremosa da della crema di latte)
1 tuorlo d'uovo
1 cucchiaio di farina (meglio di riso)
cannella q.b.
aroma di vaniglia

Mescolate la farina con il lievito e lo zucchero. Aggiungete un tuolo d'uovo, mescolate velocemente per poi strofinare tra le mani la pasta per ridurla in briciole. Aggiungete il burro fuso per formare sempre impastando velocemente un panetto. Lasciate riposare.
Lavate, private della pelle e dei filetti il rabarbaro. Tagliatelo a tocchetti e lasciatelo marinare in un cucchiaio di zucchero per una mezzora.
Formate una crema mescolando crème fraiche, il tuorlo d' uovo, un ultimo cucchiaio di zucchero, aroma di vaniglia, cannella (a seconda del vostro gusto) e infine i tocchetti di rabarbaro.
Stendete con la punta delle dita la pasta in piccole formine e riempite le tortine con la crema di rabarbaro.
In un forno già caldo infornatele per una mezz'ora circa a 200°.
Servitele tiepide.

mercoledì 13 febbraio 2008

Cous cous!


Sto per mandare un post in una bottiglia che dovrà attraversare l'oceano e approdare sulle coste del " nuovo" mondo.

La richiesta di un amico è il pretesto per pubblicare la mia prima ricetta. Intendo mia mia. Insomma proverò a raccontare come cucino il cous cous di verdure. Sono quasi certa che lo abbia sempre e solo fatto in versione vegetariana e quindi per un'eventuale versione di pesce rimando al mio blog di fiducia (del quale sono una grande estimatrice!!!).

Una piccola avvertenza! Il primo grande limite di questo post saranno le dosi. Si! lo confesso abuserò dell'espressione, per molti irritante, del "quanto basta", ma sono sicura che, per chi la cucina rappresenta un momento di creatività e di sperimentazione, l'approssimazione al proprio gusto rende tutto più divertente!

Munirsi di semola precotta e tante verdure:
carote, patate (preferibilemente a pasta gialla, perche meno farinose), rape bianche, zucchine, zucca, cipolle (meglio rosse se possibile), ceci, sedano e peperoni.

Le verdure vanno tagliate a pezzettoni della stessa misura ma, avendo un tempo di cottura diverso, vanno immerse nel brodo in successione.
Quindi in una pentola (meglio se una couscoussiera) fate rosolare, uno spicchio di aglio, una cipolla tagliata a spicchi belli grandi, del sedano e della passata di pomodoro. Dopo di che buttate nella pentola patate e carote, lasciandole insaporire mentre si gira con attenzione. Allungare il sugo con abbondante acqua. Dopo circa 15 minuti di cottura possiamo aggiungere il resto delle verdure. Poi le spezie, il momento più divertente!
Si può usare sia un curry, ovvere una miscela già pronta di diverse spezie, (ce ne sono alcuni miscelati proprio per il couscous) oppure provare a mixare, nella quantità che preferiamo, cumino, curcuma, fieno greco, bacche di cardamomo (i semi interni di due o tre bacche), noce moscata, zenzero e peperoncino.

Per quanto riguarda la semola, se non si utilizza una couscoussiera, io conto che un bicchiere di semola corrisponde a due dosi e deve essere preparato con una uguale quantità di acqua o brodo. Se si prepara la semola come un tabulè di solito uso della semplice acqua ma visto che abbiamo dell'ottimo brodo insaporito dalle verdure direi di prelevare la quantita necessaria per far gonfiare la semola.
NB. Per sgranare al meglio il cous cous lasciare che la semola sia coperta omogeneamente dal brodo e che lo assorba tutto senza girare.Irrorate con dell'olio e spezzate con le mani delle foglioline di menta. Infine con una forchetta sgranate la semola con pazienza.
Appena le verdure sono tutte cotte, disponete in ogno piatto della semola asciutta e versate sopra a ciascuna porzione il brodo e le verdure stando attenti a non esagerare creando una pappina.
Et voilà!!

lunedì 11 febbraio 2008

Un segno del destino


Io devo ammettere, "sottovoce", che credo alle co
incidenze.
Vi è mai capitato di ritrovarvi a vagare, dimenticando, per una frazione di tempo impercettibile, la vostra destinazione, il fine, lo scopo e di trovarvi davanti la persona a cui stavate pensando? Lei/lui non doveva essere lì, magari l'avevate incrociato questa mattina in una strada affollata, oppure vi ha colpito il suo cappello o la sua barba. Invece, come se il logico e fisico scorrere del tempo si interrrompesse, la vostra mente, lo materializza davanti a voi, apparentemente senza motivo. Una coincidenza? O forse una voglia impercettibile e intensa!
Ora, ad esempio, pensavo a come riscaldare una"febbricitante" giornata di lavoro con un' esperienza culinaria ristoratrice; sbricio nel mio frigorifero e un secondo dopo accendo il mio pc... cerco e trovo la ricetta del destino. In una calda zuppa ci sono tutti gli ingredienti sui quali fantasticavo guardando le mie provviste, tutti perfettamente allineati sotto la parola ingredienti!! Coincidenza o voglia intesa?

Ingredienti
1 cavolfiore grande (1,3 kg)
2 pannocchie fresche di mais
1 litro brodo di pollo
4 foglie alloro
2 rametti timo
20g burro
150g funghi chiodini o cantarelli, freschi
1 cucchiaio olio di oliva
2 spicchi aglio
1 cipolla piccola tritata
1 scalogno

Tagliare il cavolfiore a cimette e lavarlo. Pulire e spazzolare i chiodini, se possibile evitare di lavarli. Sgranare le pannocchie e dividere i chicchi in due parti. Sbucciare e tagliare la cipolla a fette sottili, farla imbiondire in una casseruola con il burro per 5 minuti. Unire il cavolfiore e una parte di chicchi di mais, mescolare, quindi aggiungere il brodo di pollo con l’alloro e il timo. Portare a ebollizione e lasciare cuocere per circa 25 minuti. Nel frattempo sbucciare e tritare finemente lo scalogno e i due spicchi d’aglio. In una padella soffriggere a fuoco dolcissimo il trito di aglio e scalogno nell’olio di oliva per 5 minuti. Aggiungere l’altra parte di mais e farlo tostare per 5 minuti circa fino a quando diventa dorato e caramelloso. Aggiungere i chiodini e farli cuocere a fuoco medio per 5 minuti, aggiungendo qualche cucchiaio di brodo se necessario. Spegnere la fiamma e mettere da parte. Quando il cavolfiore è tenero, rimuovere le foglie di alloro e i rametti di timo e con un frullatore a immersione ridurre la zuppa in crema. Trasferire la crema in una zuppiera, unire i funghi e il mais dorato e servire con crostini di pane tostati in padella nel burro.

mercoledì 6 febbraio 2008

Minimal rice


Vagabondando per il web alla ricerca di qualche idea originale economica alternativa (ma non troppo) da destinare ai miei suoceri, cognato, consorte e nipotina... sono incappata in questo risottino. Molto interessanti gli accostamenti che ho trovato, nella loro delicatezza, un invito ad assaporare lentamente e godere anche del colore candito di una portata elegantemente gustosa.
Io quindi mi avvio a prepararlo!

Ingredienti
x 4 persone:
230g di riso Vialone Nano
2 cipolle bianche grandi
4 mele renette
salvia fresca
bacche di ginepro
40g di burro
1/2 bicchiere di Malvasia
parmigiano
sale
pepe

Lasciate imbiondire nel burro fuso le cipolle affettate grossolanamente insieme con alcune foglioline di salvia fresca spezzettate con le mani ed una manciata di bacche di ginepro. Tostatevi il riso e sfumate con il mezzo bicchiere di Malvasia. Versate un mestolo di acqua bollente preparata precedentemente continuando per circa 10 minuti avendo cura di rabboccare solo quando tutta l'acqua sia stata assorbita. Aggiungete le mele lavate, asciugate e tagliate a tocchetti grossolani con tutta la buccia. Mescolate e aggiustate di sale e di pepe. Portate a cottura, spegnete il fuoco e mantecate con una gentile spruzzata di parmigiano. Lasciate riposare coprendo la pentola col coperchio per 5 minuti buoni. Impiattate in piccole scodelle, guarnendo con qualche bacca di ginepro, il pepe, la salvia e la mela affettata sottile.